1 . Raccontaci di te! Come ti chiami? Quali sono le tue passioni e interessi?

Sono Elisa, ho 31 anni, mi piace leggere, il modellismo, lo shibari, i videogames e i giochi da tavolo. Mi piacciono anche le moto ed i motori in generale, adoro tutto quello che riguarda il crafting e cucinare per le persone che amo.

Elisa

Sono Ryō! Sono transgender non-binary (they/xe) e sono unə studentə universitariə. Sono una persona autistica. Mi piacciono i rhythm games, i manga, gli anime, il Giappone e le auto giapponesi. Adoro anche informarmi su alcune tematiche come: l’antico Egitto, la medicina, la comunità queer, le neurodivergenze. Ho capito di essere trans all’età di 19 anni, quando ho scoperto il termine “non-binary”. Ho pensato che mi rappresentasse perfettamente. Sotto l’ombrello enby, il termine che mi rappresenta perfettamente è “agender”. Sento di portare questo termine nel DNA perché nel corso di tutta la mia vita non ho mai pensato al genere e alle sue implicazioni nella società. Mi sento liberə di esprimermi in qualunque modo. Il mio MBTI è ISTJ

Ryō

Sono Digory, vengo dall’alto vicentino, classe 1999. Le mie passioni principali sono il cinema, il mondo video e la fotografia. Mi piace anche esprimere la mia arte tramite il disegno. Ho interessi verso la musica, come i Pink Floyd e B-52’s, mi perdo a guardare video nella piattaforma youtube o a videogiocare. Inoltre, sono impegnato all’interno del mondo dell’attivismo LGBTQIA+ dal 2017 nell’associazione G.A.G.A. Vicenza.

Digory

2. ln che modo pensi che la tua esperienza di vita abbia influenzato il tuo modo di affrontare il mondo?

Credo mi abbia rafforzata. Sicuramente mi ha permesso di affrontare ogni problema senza arrendermi, quali siano le difficoltà.

Elisa

Faccio fatica a rispondere a questa domanda. Penso che molte esperienze vissute mi hanno fatto aprire gli occhi sul mondo

Ryō

La mia esperienza di vita mi ha fatto diventare più aperto ad accogliere le diversità delle altre persone, imparando a capire l’animo umano più che a ingabbiarlo. Inoltre, ho saputo gestire meglio le difficoltà senza mai demordere e a superarle, rendendomi ogni volta più forte e imparando sempre qualcosa di nuovo sia di me che di ciò che mi sta intorno.

Digory

3. Quali sono i tuoi obiettivi e sogni per il futuro, personali o professionali?

Mi piacerebbe aprire un localino inclusivo, un punto di ritrovo per persone queer, tra drink, talk e workshop.

Elisa

Voglio diventare unə sales manager oppure occuparmi di finanza, dato che studio economia all’università. Voglio avere una vita dinamica, ma che allo stesso tempo che riesca a soddisfare tutti i miei bisogni sensoriali da persona autistica. Voglio fare un viaggio in Giappone di due settimane. Voglio poter vivere senza pensare al dover risparmiare continuamente. Voglio essere una persona meticolosa e precisa, come lo sono ora. Voglio essere sempre in grado di permettermi di prendermi cura della mia salute fisica e mentale. Voglio affermare il mio genere: cambiare i documenti, iniziare la terapia ormonale con testosterone in micro dosi e un giorno più lontano forse fare la top surgery. Voglio far capire alle persone l’importanza dell’inclusione neuroqueer nella società

Ryō

I miei obiettivi sono riuscire a entrare nel mondo del cinema, a guadagnare abbastanza da essere totalmente autonomo e avere un piccolo spazio per me in questo mondo in cui mi posso esprimere al meglio. Il sogno sarebbe essere riconosciuto nell’ambito lavorativo per cui sogno di entrare. Arrivare ad un punto in cui la società accetti a 360 gradi il fatto che esistano le persone transgender e di conseguenza avere un mondo più safe per noi, avere pari diritti e opportunità di tutti gli altri e non rischiare in continuazione di essere discriminati o peggio violentati e uccisi per la nostra diversità. Avere delle leggi, normative e non solo che includono il più possibile le diversità di questo mondo.

Digory

4. Se potessi mandare un messaggio alla società sul tema dell’identità di genere, quale sarebbe?

Smettetela di demonizzare le persone trans ed iniziate a concentrarvi sui problemi reali.

Elisa

L’identità di genere è uno spettro: uomo e donna sono i due estremi ma all’interno c’è un oceano da navigare

Ryō

Tutti abbiamo un’identità di genere, nessuno è escluso su questo. Alcune persone hanno un’identità che si allinea al sesso biologico per altre invece è diverso e va bene così, fa parte della natura umana da quando esiste. Ma soprattutto l’identità di genere non è una scelta per nessuno di noi, ma riconoscerla e rispettarla sì. Ogni persona merita di essere vista, ascoltata e accettata per ciò che è. Creare una società più inclusiva significa dare a tutti la libertà di esistere in maniera autentica. L’educazione e l’empatia sono le chiavi per abbattere pregiudizi e costruire un mondo in cui nessuno debba lottare per essere semplicemente sé stesso. Non serve capire tutto per rispettare, basta riconoscere l’umanità nell’altro.

Digory

5. Quali sono state le conversazioni più significative che hai avuto riguardo alla tua identità?

Sicuramente quella che ricordo come più significativa è quella che ho avuto quando, in periodo di negazione estrema, ho parlato con un’altra ragazza trans che mi ha rassicurata e mi ha aiutata a trovare il coraggio per prendere in mano la mia vita es iniziare questo percorso. Era tutto lì dentro di me, avevo solo bisogno di qualche rassicurazione che si, anche se bisogna continuare a lottare, comunque vale la pena affrontare questo grande passo

Elisa

Prima di fare coming out, tutti i dubbi che avevo e tutte le domande che facevo in merito. Quando ho fatto coming out. Quando ho iniziato a spiegare alle persone attorno a me la mia identità di genere.

Ryō

La prima cosa che mi viene di getto sono state sicuramente i confronti con i miei amici, sia di qualche anno fa sia di adesso. Sono riuscito a sdoganare tanti preconcetti che avevo in testa e soprattutto mi ha aiutato a vivere più liberamente la mia identità. Ma anche varie sedute che ho fatto ad inizio percorso con la psicologa mi hanno aiutato a capire meglio la mia identità (non solo trans) e quello che sono.

Digory

6. Quali sono i vari step del percorso di affermazione di genere?

Parlo per il mio percorso personale in quanto credo che ogni percorso abbia tempi e passaggi diversi:
– Prima di tutto ho affrontato 2 anni di psicoterapia per risolver traumi passati e capire cosa desideravo da questo percorso
– a seguire, dopo aver ricevuto l’ok di psicologa ed endocrinologo ho iniziato con la terapia ormonale sostitutiva
– pian piano ho iniziato a far quindi coming out anche con le persone nel posto di lavoro e in altri ambienti dove non l’avevo già fatto
– ho eseguito poi un intervento per femminilizzare leggermente il mio viso -dopo tutto questo ho eseguito la rettifica anagrafica dei documenti, che ha richiesto un bel po’ di tempo e risorse.
Ora sto valutando se eseguire altri interventi chirurgici, ma considerando tempi di attesa e costi, anche in questo caso sto decidendo con calma.

Elisa

Penso che non esistano step obbligatori, è un percorso di decisioni personali. Il mio percorso si compone di 3 parti 1 aspetto interiore 2 aspetto sociale 3 aspetto psico/clinico (endocrinologia e chirurgia)

Ryō

In realtà ogni persona transgender fa un percorso personale. Magari fa alcuni step e altri non sente la necessità di intraprenderli. Generalmente ci sono 3 step: 1) Step psicologica, in cui si fa un percorso con un psicologo, di variabile durata in cui a fine percorso ti viene data una relazione in cui attesti lo stato di incongruenza tra genere e sesso biologico. Questo documento ti permette se vuoi a intraprendere un percorso farmacologico e legale. 2) Step endocrinologica, è un percorso farmacologico (tipicamente la terapia ormonale sostitutiva ma non solo), in cui la persona viene accompagnata verso alcuni cambiamenti fisici volti ad allineare il corpo con la propria percezione di sé. è un percorso super personale che l’endocrinologo ha il compito di studiare in base alle necessità della persona. 3) Step legale, è un percorso legale, volto al cambio del nome anagrafico e del genere posto nei documenti. Inoltre si può richiedere anche l’autorizzazione agli interventi chirurgici (anche se da poco tempo a questa parte si può fare interventi chirurgici solo con la sentenza del cambio genere e nome). Comunque ci sono altri strumenti per affermare il proprio genere, come: identità alias, epilazione laser, voice trainer, allenamento ecc. Inoltre cose che possono aiutare sono di certo ricerca di informazioni su esperienze simili, possibile coinvolgimento in gruppi di supporto LGBTQIA+, condivisione dell’identità di genere con amici, familiari o persone di fiducia, ricerca di un ambiente sicuro e di supporto.

Digory

7. Hai trovato comunità o spazi in cui ti senti pienamente accolt*? Perché?

Si, ho trovato degli spazi nella comunità in cui mi sento di poter esprimere me stessa, i miei dubbi, la mia rabbia e le mie gioie.

Elisa

Sì, il Sat pink di Padova e il GAGA di Vicenza, organizzazioni di persone queer. Mi hanno dato sostegno quando ero in difficoltà.

Ryō

Si, principalmente la cerchia di amici mi ha aiutato a sentirmi pienamente accolto nella mia diversità. Perché? perché i miei amici fanno anche loro parte del mondo Queer, quindi tra “emarginati” ci si trova e ci si capisce più velocemente, per non parlare della facilità di poter trovare punti di incontro. Ho avuto anche la fortuna di trovare l’associazione G.A.G.A. Vicenza (associazione LGBTQIA+) alla quale ho trovato uno spazio che mi ha accolto e ha risposto alle miei difficoltà da persona trans, alla quale dopo ne ho preso parte e che tutt’ora ne faccio parte. Quindi direi due spazi fondamentalmente: l’associazione G.A.G.A. e la mia cerchia di amici.

Digory

8. Che visibilità vorresti per la comunità in cui fai parte?

Vorrei che la gente si rendesse conto che questo percorso non è come viene dipinto dai media, che è ragionato e necessario nella stragrande maggioranza dei casi, non un semplice capriccio.

Elisa

Personalmente vorrei essere una persona rilevante nella comunità in cui sono. Anche se sono molto timidə.

Ryō

Vorrei una visibilità che sia autentica, rispettosa e libera dagli stereotipi. Dove si percepisca che una persona trans può esistere ovunque in questa società: in famiglia, a scuola, a lavoro, sport e tanto altro. Vorrei che non ci sia la solita storia di sofferenza in cui le persone trans sta solo male o è in difficoltà (o dice “corpo sbagliato”) ma si mostri anche la gioia, l’euforia di genere, i successi, la resilienza e la bellezza dell’essere sé stessi nella propria diversità. Vorrei storie di persone trans che alla fine ce l’hanno fatta ad emergere ed essere alla pari degli altri. Vorrei ci fosse una visibilità educativa, per contrastare la disinformazione e favorire un dialogo costruttivo basato su fatti e realtà, non su pregiudizi e di conseguenza uno spazio sicuro alle persone trans, senza strumentalizzazioni politiche o mediatiche. In poche parole essere riconosciuti, rispettati e inclusi.

Digory

9. Chi è il tuo faro nella notte?

La mia partner con cui convivo. Mi aiuta a crescere e a vedere sempre di più quanto bello c’è a questo mondo.

Elisa

La mia psichiatra attuale.

Ryō

Il mio faro nella notte è rappresentato da Dio e dalla mia spiritualità, una presenza costante che illumina il mio percorso, sia quello di affermazione di genere che non e mi sostiene nel mio impegno nell’attivismo LGBTQIA+. Questa connessione mi dà la forza di affrontare ogni sfida, anche quando la realtà sembra opprimente o quando mi trovo a dover gestire momenti di intensa difficoltà. Da sempre, la fede mi ha insegnato che, anche nei momenti più bui, c’è sempre una luce che guida il cammino. Quando mi sembra che le difficoltà nel mondo – sia a livello personale che sociale – siano insormontabili, è proprio la mia connessione con Dio che mi offre quella forza interiore per andare avanti. È una fonte di ispirazione che mi spinge a lottare non solo per me stesso, ma per tutti coloro che, come me, cercano di vivere autenticamente la propria identità, spesso in contesti che non sempre accolgono con comprensione e rispetto. Quando mi trovo ad affrontare scelte difficili, la mia fede mi guida e mi conforta, permettendomi di accettare anche quelle situazioni che, in un primo momento, mi sembrano insostenibili. Essa mi ricorda che ogni difficoltà può essere trasformata in un’opportunità di crescita e che la mia identità è una parte preziosa e indissolubile del mio essere. Per me, Dio è una presenza viva che si manifesta nei piccoli atti quotidiani, nella capacità di accettare e amare me stesso, e nella determinazione di cambiare le cose a livello sociale. Questa forza divina mi sostiene e mi spinge a impegnarmi attivamente, a non arrendermi di fronte alle ingiustizie e a lottare affinché ogni persona possa vivere libera e riconosciuta per la propria autenticità. In questo modo, la mia spiritualità diventa una luce pronta a guidarmi in qualsiasi momento, illuminando il mio cammino.

Digory

10. Ci sono stereotipi che trovi particolarmente frustranti o fuorvianti?

Trovo frustrante che ancora si parli di “passing” come una cosa necessaria per il percorso di affermazione di genere…ogni corpo è diverso e va celebrato…bisogna smettere di classificare come maschili e femminili certe caratteristiche…ogni persona deve sentirsi libera di esprimersi come meglio crede.

Elisa

Sì, il fatto che per la maggioranza delle persone sesso=identità di genere.

Ryō

Sì, ce ne sono molti in realtà. C’è l’idea che tutte le persone trans condividano lo stesso vissuto, ignorando le diversità culturali, sociali e individuali. C’è anche l’idea che le persone trans debbano necessariamente conformarsi a un’unica “modalità” di essere uomo o donna, escludendo la possibilità di espressioni di genere non conformi o fluide. “Essere trans significa odiare il proprio corpo” in realtà è una grande bugia, non tutte le persone trans provano disforia, e non tutte vogliono modificarlo attraverso ormoni o chirurgia. L’identità di genere non è definita solo dal disagio con il corpo, ma anche da un profondo senso di sé. La convinzione che la transizione debba necessariamente includere interventi medici o chirurgici, dimenticando che ogni percorso è personale e valido a prescindere dai trattamenti intrapresi. L’associazione tra il mondo trans e la prostituzione è purtroppo ancora diffusa. Spesso, quando si sente la parola “transgender”, il primo pensiero va alla figura della donna trans che si prostituisce. Questo stereotipo riduce l’identità delle donne trans a un’unica dimensione, legata al lavoro sessuale, ignorando la loro complessità e diversità. Questa correlazione ha radici nelle discriminazioni sistemiche che limitano l’accesso delle persone trans a lavori tradizionali e opportunità educative, esponendole a una maggiore vulnerabilità economica. Di conseguenza, alcune si trovano in questa situazione non per scelta, ma a causa delle difficoltà nell’ingresso nel mondo del lavoro dovute alla loro identità di genere. L’idea che le persone trans debbano per forza aderire a una sessualità eterosessuale è stereotipo falso. Le persone trans possono essere di qualsiasi orientamento sessuale. La loro sessualità è indipendente dalla loro identità di genere.

Digory

11. Ci sono delle domande che ti vengono poste che ti strappano sempre un sorriso (anche per non piangere)?

Quando mi chiedono se sono operata o quando mi chiedono il mio deadname.

Elisa

“Quando smetterai di travestirti da maschietto?”

Ryō

Ci sono parecchie domande che mi vengono rivolte appena qualcuna sa del fatto che sono trans e che non si dovrebbero fare:
1) che genitali ho (perché hai un interesse così morboso a quello che ho in mezzo alle gambe?)
2) come faccio a fare sesso (come se fossi un alieno)
3) se ho fatto l’operazione (quale fra le tante?! e poi mica sono più valido se mi sono operato)
4) chiedermi una foto da piccolo
5) E se poi ti penti? (no, giancoso, ho fatto una terapia psicologica anche per questo)
6) Non sembri essere trans (stai implicitamente dicendo che devo essere brutto per sembrare trans)
7) quale è il mio vecchio nome (ma cosa te ne frega?)
8) ma se sei gay perché hai voluto transizionare? (orientamento sessuale e identità di genere sono due cose diverse) e cose così.

Digory

12. C’è qualche aspetto della tua vita che per tutti è quotidiano, ma per te è significativo o ti crea difficoltà?

Cambiarmi in palestra o in presenza di altre persone… ho sempre il timore di essere osservata o di causare nelle altre persone una reazione negativa o feticizzante che sia.

Elisa

Sì. Andare in bagno in luoghi pubblici, dover dire il nome scritto sui miei documenti, dover correggere le persone sui miei pronomi.

Ryō

Di certo una cosa che mi crea molta fatica sono le visite mediche, soprattutto perché gran parte dei medici non sono formati sulle esigenze di noi persone trans e non sanno bene come comportarsi o come agiscono i farmaci che prendo. Inoltre per visite mediche che non riguardano la transizione spesso mi vengono poste domande invadenti e che non c’entrano nulla con la visita. Nella sfera invece sentimentale la paura di uscire con qualcuno che poi mi rifiuta per questo lato di me o addirittura mi feticizza. L’uso dei bagni pubblici può essere un momento di ansia. Ma in generale ho paura di ricevere violenza fisica (e non solo) in luoghi pubblici, locali ecc. se qualcuno capisce che sono trans. Inoltre frequentando luoghi religiosi ho sempre ansia di trovare persone ostili. Invece di significativo è guardarmi allo specchio ed essere sodisfatto di me e sentire quella leggera euforia di genere nel riconoscermi. Sentire il proprio nome e i pronomi corretti, che non è mai scontato. Inoltre sono arrivato ad un punto del mio percorso dove poter fare la spesa, andare al lavoro, uscire con amici non penso alla mia identità di genere ogni 3 sec. e anzi riesco ad integrare varie parti della mia vita con questa cosa. E la cosa più importante è sapere di non dover più fingere, di poter vivere secondo la mia verità senza scendere a compromessi.

Digory