Può presentarsi e raccontarci brevemente il suo percorso accademico e professionale?

Sono Francesca, quarantenne di Recoaro Terme. Da 12 anni vivo in Germania nella bellissima regione del Lago di Costanza con mio marito Michele. Abbiamo due bimbe di 6 e 8 anni, Alice e Sofia, che parlano italiano con un misto di cadenza veneta e accento tedesco. Sono molto legata alla mia famiglia, a Recoaro e a quelli che chiamo “I miei confini”, e torno spesso, anche se non quanto vorrei… 

Dai sette anni in poi ho accostato alla carriera scolastica lo studio del pianoforte. Completati gli studi al liceo scientifico di Valdagno, a 19 anni ho conseguito il diploma al conservatorio di Vicenza. Ho poi conseguito la laurea magistrale in ingegneria aerospaziale e completato gli studi con il dottorato di ricerca presso l’Università di Padova. In Italia ho lavorato come insegnante di pianoforte, per qualche hanno sono stata una pianista professionista, e ho avuto un contratto post-doc all’Università di Padova. Dal mio trasferimento in Germania ad oggi, lavoro come ingegnere aerospaziale ad Airbus Defence and Space.

Cosa l’ha spinta a scegliere una carriera nel settore scientifico?

Sono sempre stata una bambina sognatrice, con un grande bisogno di credere in qualcosa di trascendente: ad un certo punto della mia vita mi sono accorta di essere affascinata dalla meraviglia e dalla trascendenza della musica (attorno agli 11 anni) e, più tardi, durante gli anni del liceo, dal fascino dell’astronomia e dall’astrodinamica. Tuttavia il pragmatismo, la mentalità tipicamente veneta dei miei genitori e il tipo di educazione ricevuta hanno avuto – come è normale che sia – una forte influenza sulle mie scelte di vita: “ai sogni bisogna accostare qualcosa di concreto, qualcosa che dia sicurezza! Tieni i piedi per terra”, mi veniva detto con inesorabile costanza. E così, a 17 anni, mi documentai su quali fossero le figure professionali più richieste sul mercato. Vidi che a Padova l’offerta formativa includeva il corso di studi di ingegneria aerospaziale, con tanti esami su stelle, universo, moti planetari, satelliti, astrodinamica, sistemi spaziali. Mi sembrò affascinante, e un modo per “unire l’utile al dilettevole”. I piedi li ho tenuti per terra, la testa no.

Qual è il suo ruolo attuale e di cosa si occupa nello specifico?

Sono un’ingegnere di sistema nel settore spaziale (un’ingegnera? Suona strano in italiano, anche se corretto…in tedesco il femminile del termine si usa comunemente, in italiano no…) è la figura che si occupa del coordinamento di più discipline ingegneristiche (ad esempio della performance, termo-meccanica, elettrica, informatica e così via), è alla fin fine il/la responsabile della performance dello strumento o del satellite e del team tecnico. Deve fare in modo, assieme al resto del team, che il satellite o lo strumento vengano portati a termine in tempo, nel budget pre-stabilito e con le caratteristiche tecniche previste.

Può descrivere una giornata tipo nel suo lavoro?

Ci sono diverse giornate tipo, il lavoro è molto vario: ci sono le giornate in cui si “fa di conto”, quelle in cui si scrivono documenti, si leggono e rispondono e-mail e si preparano presentazioni; ci sono le giornate trascorse in camera bianca con lo strumento o il satellite, ad esempio ad ispezionare l’hardware; ci sono le giornate trascorse nei centri di test, i “momenti verità”, in cui si vede se quello che si è costruito funziona come previsto; ci sono le giornate trascorse in meeting o in viaggio; e quelle trascorse a risolvere problemi, a giocare al “detective” per capire il motivo di qualche anomalia.

Quali sono state le sue principali scoperte o contributi nella sua area di ricerca?

Ho contribuito, assieme a tantissime altre persone, alla realizzazione di strumenti ottici per lo spazio o parti di essi, alcuni in orbita al momento, un altro verrà lanciato ad agosto di quest’anno. Al momento sto contribuendo alla realizzazione di un satellite per le telecomunicazioni.

Quali sono le maggiori sfide che ha affrontato come donna in ambito scientifico? Ha mai incontrato ostacoli legati al genere? Se sì, come li ha superati?

Oh sì. E purtroppo non è un luogo comune. In Italia, a seguito del dottorato e durante diversi colloqui, mi scontrai con le seguenti domande o affermazioni: “Lei è sposata? Vuole avere figli?”- “Sulla descrizione posizione abbiamo indicato che cerchiamo uomini o donne…è vero. Ma in realtà è preferibile assumere un uomo” – “Una donna in questo reparto porterebbe squilibrio”. Non mi arresi subito, nonostante la frustrazione, non avrei voluto andarmene, e neanche mio marito (padovano). Ci provai sul serio. Ma ad un certo punto ricevetti un’offerta in Germania e decidemmo di trascorrere un anno all’estero. Finora qui non ho percepito ostacoli legati al genere, al contrario. La sensazione che ne deriva è una gratitudine notevole.

Qual è stato il momento più gratificante della sua carriera fino ad oggi?

Il vedere realizzato uno strumento ottico e notare, con grande soddisfazione, che funziona come previsto! E il sapere che un pezzo di me fa parte di qualcosa di più grande, che mi ricorda i miei sogni di bambina.

Come immagina il futuro della sua disciplina e il suo ruolo in esso?

Immagino di imparare qualcosa di nuovo ogni giorno e di divertirmi nell’imparare. Grazie alla letteratura, ai problemi sul campo e alle persone più esperte e meno esperte di me con cui collaboro.

Come vede la partecipazione delle donne nella scienza oggi rispetto al passato?

Sono stati fatti obiettivamente passi da giganti rispetto al passato, ma la strada è ancora lunga… Mi trovavo ad un’importante review con il cliente 2 settimane fa. Eravamo più di un centinaio nella sala riunioni. Ero la sola donna.

Cosa pensa si possa fare per incoraggiare più ragazze a intraprendere una carriera scientifica?

Alimentando la curiosità e dando pari possibilità a prescindere dal sesso, combattendo contemporaneamente lo stereotipo culturale. È una battaglia difficile, se solo penso al bombardamento mediatico in direzione opposta, soprattutto in Italia.

Quali competenze considera fondamentali per avere successo in questo settore?

La disciplina, la costanza e la sistematicità; la flessibilità e la capacità di adattamento ai diversi ambienti, alle situazioni e alle diverse esigenze delle persone con cui si lavora; l’empatia, il saper cogliere le sfumature negli sguardi e nei comportamenti.

Se potesse viaggiare indietro nel tempo, cosa direbbe alla se stessa più giovane?

Di ascoltare di più la parte sognatrice, e di ascoltare meno i miei genitori 😉